• Sabato 4 maggio abbiamo avuto l'onore di ospitare Diego Fusaro, docente di storia della filosofia moderna e contemporanea dell'università Vita-Salute San Raffaele, con cui abbiamo discusso della crisi economica e delle premesse storiche e filosofiche che l'hanno determinata.
    Abbiamo sentito il bisogno di approfondire la tematica della crisi con un'ottica del tutto diversa da quella tipica dello spazio mediatico, che è per lo più legato al dibattito politico sugli effetti economici che ci troviamo ad affrontare.
    Per esempio potremmo discutere a lungo delle politiche di contenimento del deficit e dei meccanismi che hanno determinato la speculazione finanziaria, ma di fatto continuerebbe a sfuggirci il senso fondamentale di questa crisi.
    Dobbiamo porci, infatti, alcune domande essenziali: da quale logica sono derivate le sciagurate scelte economiche che ci hanno portato a tale situazione? Perché la politica ha permesso delle attività economiche dannose e speculative, nonostante le passate crisi di mercato mondiale, come quella del '29?
    A tale proposito Fusaro ci ha illustrato brillantemente come il libero mercato si fonda essenzialmente sul concetto di “illimitatezza”, il quale si concretizza nella logica capitalistica dell'incremento indefinito del profitto, e ci ha ricordato come la cultura greca rifiutava fermamente tale idea, poiché per il mondo classico una società era sostenibile solo se era legata al “metron”, cioè alla giusta misura. Il “limite”, infatti, costituiva il criterio economico-sociale della “polis”, il cui ciclo produttivo era finalizzato esclusivamente al soddisfacimento dei bisogni, al contrario della crescite indefinita del libero mercato, che è priva di ogni limite (statale, etico, naturale).

    Fusaro, inoltre, ci ha delineato un'acuta genealogia del capitalismo, attraverso una tripartizione dialettica di tipo hegeliano, mostrandoci come la lotta di classe di marxiana memoria è tramontata, ed è oggi del tutto inattuale, a favore di un capitalismo che si è imposto come assoluto.
    Privo ormai di quella contraddizione interna, che storicamente si è concretizzata nella conflittualità delle rivendicazioni sociali da parte dei lavoratori salariati, il libero mercato è riuscito ad imporsi come unica forma possibile di organizzazione dei rapporti economico-sociali, con la conseguenza che oggigiorno è semplicemente considerato folle o anacronistico pensare qualsiasi alternativa politica, secondo il comandamento odierno “non avrai altra società all'infuori di questa”.
    Ecco perché nell'attuale fase storica il rapporto tra politica ed economia si è rovesciato a favore della seconda, ed è per tale motivo che il il mercato è riuscito ad affermare la propria potenza a scapito del potere politico.
    Tale considerazione spiega il motivo per cui siamo arrivati alle deregolamentazioni economiche portate avanti a partire dagli anni '80, con le conseguenti speculazioni finanziare permesse dalla mancanza di regole sufficienti e lo scardinamento dell'idea dell'intervento pubblico tipica dell'impianto keynesiano degli anni '50-'70.

    A questo punto riteniamo doverosa una considerazione sull'attualità politica.
    La sinistra ha ormai rinunciato al suo originario nucleo politico-filosofico, che metteva in discussione il sistema vigente, e tramite cui aspirava ad una società diversa fondata sull'uguaglianza sociale e l'equità. Oggigiorno gli “anticapitalisti” sono etichettati come affetti da una cecità ideologica, totalmente anacronistica, se non addirittura puerile e irrazionale, senza rendersi conto che è la struttura stessa in cui siamo inseriti, oggi nuovamente in crisi, a spingerci ad una sua radicale messa in discussione.
    Fusaro ci ha permesso di comprendere che solo ponendosi al di là di ogni dogmatismo politico, ed attraverso una radicale critica filosofica in grado di denunciare la contraddittorietà e la disumanità della categoria della “illimitatezza”, potremo avanzare un reale cambio di paradigma.
    Per ottenere un simile risultato è fondamentale la capacità di interrogare e mettere in discussione lo stato di cose esistente, senza la quale è impossibile immaginare un mondo diverso.
    “Ringiovanire il mondo” è ciò che diceva Fichte, il maestro dell'idealismo classico tedesco, con un'espressione che indicava l'ideale di trasformazione sociale riservato in particolare ai giovani, cioè ai primi ad essere chiamati ad occuparsi del loro futuro.
    Al di là delle ideologie, delle mistificazioni e delle differenti fedi politiche, l'obiettivo rimane sempre lo stesso, ossia quello di un'umanità emancipata.
    Non stiamo facendo riferimento a un astratto ideale, ma ad una necessità concreta, che oggi più di ieri richiede di essere attuata.

    Alessandro Scattolo,
    rappresentante di "Desenzano in Movimento"
  • Tema di grande attualità, il finanziamento pubblico ai partiti sta invadendo buona parte della discussione post elettorale di queste settimane.
    Oggi Il Post ci delizia con due fitte pagine nelle quali è descritta l' intero iter legislativo della nascita del finanziamento pubblico, fino alle recentissime modifiche introdotte del Governo Monti.
    Il finanziamento pubblico ai partiti nasce ad opera della DC nel 1974 per limitare i condizionamenti degli ingenti fondi privati che alimentavano la macchina partitica durante gli anni della prima repubblica. Il progressivo amento dei costi della politica, e la conseguente necessità di reperire nuovi fondi,  aveva suscitato l' interesse delle grandi lobby, italiane e non, che vedevano nel sistema politico italiano un' ottima opportunità per la difesa dei propri interessi e un comodo mezzo per raggiungere i propri scopi.


    Come l' Italia anche la maggior parte dei paesi con alle spalle una solida tradizione democratica presentano strumenti di finanziamento pubblico o di rimborso per le spese elettorali sostenute come ci viene ben descritto da un recente studio dell’Institute for Democracy and Electoral Assistance (IDEA):
    Sono 96 i paesi che prevedono il finanziamento pubblico annuale (totale o parziale) dello Stato ai partiti, ossia circa il 44 per cento dei paesi del mondo ai quali dobbiamo aggiungere altri 56 paesi che prevedono fondi pubblici ai partiti in relazione alle spese sostenute in campagna elettorale, ossia il 26,4 per cento sul totale.
    Gli stati che non ricevano alcun tipo di finanziamento pubblico sono 55 (25,5%) gran parte dei quali
     gran parte dei quali sono situati in Asia (come India, Bangladesh, Libano, Singapore), in Africa (come Senegal, Mauritania, Sierra Leone), in centro e sud America (come Bolivia e Venezuela) e in alcune zone dell’Oceania. 

    La necessità di separare la politica dagli interessi privati deve rimanere una priorità che risulta essere minata dalla possibile abolizione del finanziamento pubblico.
    I costi della politica non sono solo meri costi di rappresentanza o di sanguinaria propaganda per strappare qualche centinaia di voti ma sono necessari al funzionamento di quell' apparato burocratico che forma e plasma le figure politiche alle quali affidiamo il futuro dell' Italia ad ogni tornata elettorale.
    In una società dove i partiti non sono semplici macchine elettorali ma fanno parte della struttura culturale e formativa l'abolizione dei rimborsi sembra essere una scelta che presenta delle esternalità negative e poco condivisibili.
    L' impalcatura democratica e la possibilità di impegnarsi in politica non possono essere messe in discussione dall' azzeramento di quei finanziamenti che offrono la possibilità ai candidati di essere indipendenti dalle pressioni di financer e supporter che spesso prediligono le grandi realtà partitiche a scapito del pluralismo, della trasparenza e delle competenze.

    Se il finanziamento pubblico è nato per rendere indipendente la sfera pubblica da quella privata è anche vero che la situazione attuale non è assolutamente sostenibile non tanto per le risorse che vengono investite, quanto per la scarsa regolamentazione a cui sono sottoposti i partiti.
    La necessità di introdurre una rigida certificazione esterna, per ora adottata solo dal PD,con un autentico rimborso spese rendicontato e certificato, risulta essere una soluzione che deve essere percorsa nel minor tempo possibile.
    Fonti: Il Post 
    Alberto Stefanelli
  • Gli articoli che troverete di seguito non sono altro che il primo tentativo di dare a Desenzano una nuova forma di informazione che coincide con una radicale reinterpretazione di quello che fino ad oggi è stata l' informazione a livello locale.
    Diciamolo subito: non abbiamo la presunzione di riuscire a creare un prodotto che stravolga la realtà giornalistica locale; siamo coscienti delle difficoltà che solitamente si presentano nella realizzazione di un simile progetto, ma ci siamo imposti di riuscire a documentare a dar voce a quelle realtà troppo spesso ignorate dagli organi di informazione più radicati e conosciuti.
    Non vogliamo che i nostri lettori vengano delusi da quelle aspettative che si generano quando si parla di un nuovo prodotto giornalistico ma vi chiediamo di leggere la nostra prima piccola fatica con l' occhio consapevole di come la nostra voglia di informarvi sia autoprodotta e finanziata con le esigue risorse di un gruppo di desenzanesi convinti della necessità di creare qualcosa di indipendente e ricco di senso critico.

    • Elia De Molli - Lettera aperta alla libreria Castelli Podavini
    • Elisa Zanola - I diritti LGBT a Desenzano 
    • Alessandro Scattolo - I PII Grezze e Tassere : Fermarli è possibile
    • Alberto Stefanelli - L'Italia schiava della "dimensione" Analogica 





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  • Luca Trentini durante una manifestazione
    a difesa dei diritti LGBT 

    Matrimoni omosessuali, lotta all’omofobia, inclusione sociale, estensione degli stessi diritti civili a tutti i cittadini... Tematiche importanti che è giusto compaiano tra le priorità politiche del nostro Paese. Luca Trentini, Segretario uscente dell’Arcigay nazionale e Consigliere nazionale di Orlando, il Comitato Territoriale Arcigay di Brescia, ci racconta la Desenzano LGBT (Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender).

    Lei conosce la situazione della comunità LGBT di Desenzano del Garda? A suo parere come si può definire?

    Indubbiamente nel panorama LGBT bresciano Desenzano appare un’ isola felice, caratterizzata dalla presenza di molti spazi di aggregazione dedicati alla comunità e ad una certa vivacità che si traducono in una grossa attrattiva di carattere turistico per la comunità LGBT dell'intero Nord Italia. In tale contesto anche la visibilità e la presenza delle persone e delle famiglie LGBT appaiono piuttosto forti in quel contesto.


    La comunità LGBT secondo lei è ben integrata o subisce discriminazioni?

    Credo che nel complesso Desenzano non si sottragga alla complessità della situazione nazionale. Se da un lato la comunità LGBT appare ben integrata nel complesso della società, tuttavia non mancano sacche di intolleranza e di discriminazione, che sono spesso anche conseguenza di una maggiore visibilità delle persone omosessuali e trans. La strada per la piena inclusione sociale è ancora assai lunga e il pregiudizio è ancora ben presente in un'ampia fascia di sub cultura che stenta a morire. Desenzano è sicuramente un contesto maggiormente aperto, in virtù anche della sua tradizione di accoglienza legata al turismo, ma non si può dire che lesbiche, gay e trans siano appieno inseriti come variabile sociale fra le altre. Il problema è politico e culturale.

    Nel caso fosse a conoscenza di qualche episodio grave di discriminazione a Desenzano e dintorni ai danni di una persona omosessuale, ci può fornire un esempio?

    Nel corso degli anni sono stati molti gli episodi di discriminazione legati soprattutto alla forte presenza di spazi aggregativi dedicati alla comunità LGBT. Per fortuna pochi di questi si possono definire gravi. Tuttavia in nessuno di questi casi si è arrivati a formalizzare una denuncia. In assenza di una legge anti discriminatoria dedicata alla nostra realtà le persone LGBT preferiscono lasciar correre e non rivolgersi alle autorità competenti. E' il caso delle molte multe per travestitismo comminate da un comune della gardesana che ancora applica una norma dello statuto albertino, o di alcuni atti di violenza verbale subiti da alcune coppie omosessuali. Non dimentichiamoci poi la realtà triste del bullismo scolastico, una vera piaga per tutta la nostra provincia.

    Un suo parere sui locali gay della zona: come li considera?

    L'offerta aggregativa della riviera gardesana è sicuramente molto alta e ben qualificata. Oltre alla famosissima discoteca Artclub, un bar dedicato come il Sisìpub e una sauna come lo Splashclub rendono più che completa l'offerta aggregativa riservata alla comunità LGBT a Desenzano, con un livello di eccellenza riconosciuto in tutto il nord Italia. Ad essi si aggiunge poi la presenza storica di un locale come il Desigual a Lonato del Garda. Tuttavia sono le spiagge del lago di Garda ad attirare nei mesi estivi la comunità LGBT che risulta essere molto affezionata ala riviera gardesana. Prova ne è la nascita di un sito dedicato al turismo LGBT come www.gardagay.com e l'interesse dimostrato da molte realtà commerciali a questa fetta di mercato.

    L’omofobia nel bresciano e a Desenzano a suo parere è forte? Cosa si potrebbe fare per combatterla?

    La realtà bresciana appare essere ancora molto chiusa nei confronti del mondo LGBT, anche se molte cose, per fortuna, stanno cambiando. E' del tutto evidente che ci si deve muovere su due piani: quello politico e quello culturale. La politica ha il dovere di mandare segnali di inclusione sociale verso questa fetta di cittadine e cittadini. Non basta muoversi solo in emergenza, magari esprimendo solidarietà dopo atti di aggressione, serve prevenire e attuare politiche concrete per colmare il divario che secoli di pregiudizio hanno scavato fra popolazione LGBT e resto della società. Credo che le amministrazioni locali dovrebbero combattere ad ogni livello l'omofobia con azioni mirate nelle scuole, con campagne di sensibilizzazione e sportelli di tutela verso ogni genere di violenza e discriminazione. Sotto il profilo culturale spetta invece a ciascuno di noi costruire una società dove tutti siano liberi di esprimere se stessi. Si tratta di rifiutare nel quotidiano, quei piccoli grandi gesti, parole, azioni e comportamenti che perpetuano una cultura discriminatoria. La società siamo noi che la viviamo e sta proprio a tutte e tutti renderla un luogo accogliente verso ogni diversità.

    La bandiera di Arcigay
    Cosa si intende per cultura LGBT e cosa è stato fatto a Desenzano e nella provincia di Brescia per la sua promozione?

    Il termine cultura LGBT ha una larghissima accezione. E' l'insieme di tutto ciò che esprime una comunità specifica e una minoranza sociale come la nostra, caratterizzata da un differente orientamento sessuale o identità di genere. Come Arcigay da 19 anni cerchiamo di promuoverla in ogni contesto, a Brescia e in provincia, con presentazione di libri tematici, incontri con l'autore, mostre fotografiche e pittoriche, cineforum e rassegne cinematografiche, diffusione di materiale specifico, campagne sociali, video tematici. Direi che è l'obiettivo principale della nostra attività politica: spalancare le finestre sul nostro mondo, farci conoscere per quel che siamo e contribuire così alla cultura delle differenze, all'abbattimento degli stereotipi e alla strutturazione di una società inclusiva.

    Parliamo di diritti: perché la comunità LGBT vuole il matrimonio e cosa si può fare per sensibilizzare la cittadinanza su questo tema?

    Si tratta di una questione sostanziale. La nostra Costituzione riconosce ogni cittadina e cittadino uguale di fronte alla legge. In virtù di tale principio di uguaglianza anche le coppie omosessuali (che per inciso pagano le stesse tasse di ogni altro italiano) desiderano avere accesso agli stessi identici istituti già garantiti al resto della popolazione. Ogni altra scelta (istituto dedicato o equivalente, modelli alternativi) è una lesione al principio di uguaglianza ed appare come una discriminazione. La libertà di scelta e l'autodeterminazione delle coppie possono essere reali solo se si garantiscono a tutte e a tutti uguali possibilità. Credo che la società, come sempre, sia ben più accogliente e positiva su questo tema rispetto alla politica. Si tratta di dare corpo e voce a tale realtà con una maggiore visibilità delle coppie e con un confronto sociale e politico che affronti i problemi in modo coraggioso. Ed è necessario che a lottare per tali diritti di libertà e civiltà non siano solo le persone omosessuali. Se si allargano i diritti stiamo meglio tutti!

    Quali sono le iniziative che vengono proposte a Desenzano e in provincia di Brescia?

    Le iniziative che proponiamo come Arcigay sono molteplici. Spaziamo da proposte aggregative (le cene mensili, gli incontri del gruppo giovani ogni giovedì pomeriggio, gli incontri in sede il venerdì sera), proposte culturali (cineforum, presentazione di libri) e impegni di carattere politico (banchetti di sensibilizzazione, conferenze, incontri, convegni). Il tutto è reperibile sul nostro sito www.arcigaybrescia.it o sul nostro profilo facebook.

    Quali le realtà associative e di aggregazione della comunità LGBT presenti a Desenzano e in zone limitrofe?

    Oltre agli spazi aggregativi prima citati, le associazioni LGBT presenti sul territorio bresciano sono Arcigay che ha la sua sede a Brescia in via Paitone 42, AGEDO (associazione genitori e amici degli omosessuali) e la squadra di pallavolo delle Iene Volley. Inoltre in questi mesi si sta strutturando anche un nucleo di Famiglie Arcobaleno (Associazione di Genitori omosessuali).

    Elisa Zanola



  • Immagine estratta dal progetto depositato presso il Comune
    Sono ormai due anni che i cosiddetti PII Tassere e Grezze sono al centro del dibattito politico desenzanese. 
    Per chi non conoscesse la questione, questi Piani Integrati d'Intervento sono due lottizzazioni, approvate dalla precedente amministrazione Anelli, previste in zona Tassere (tra Rivoltella e San Martino) e Grezze, per un totale di oltre 90.000 metri cubi di nuove abitazioni. In cambio di queste concessioni il Comune ottiene oneri di urbanizzazione da destinare alla realizzazione di opere pubbliche, ossia il tanto discusso lungolago desenzanese da circa 5.000.000 di euro, e la nuova scuola elementare per il quartiere Grezze, riguardo alla quale sono state evidenziate diverse criticità. 
    Fin da subito è apparso in modo evidente il tremendo impatto ambientale che questi due PII causerebbero al nostro territorio, pari a sette volte il volume della Torre di San Martino. Tale problema ha sollevato un coro di proteste da parte di numerose forze politiche, associazioni e comitati, che si sono trovati uniti a denunciare questa logica insostenibile di consumo del territorio, anche in mancanza evidente della necessità di realizzare nuove abitazioni.
     Proprio su tali idee, il Partito Democratico, insieme a molte altre forze (tra cui il nostro gruppo “Desenzano in Movimento”), si è trovato a lottare contro questi PII, e a promuovere un referendum comunale consultivo per la loro eliminazione, oltre che sostenere un ricorso al TAR per delle probabili illegittimità. 
    A maggio hanno avuto luogo le elezioni, che hanno visto la vittoria del PD, ma dopo il successo elettorale la nuova amministrazione non si è minimamente preoccupata di incontrare tutte quelle forze politiche e sociali che si sono opposte alle lottizzazioni.Solo a distanza di mesi si è appreso dalla stampa l’intenzione di proseguire con i lavori del lungolago, e di utilizzare gli oneri di urbanizzazione delle Tassere. Tutto questo, ovviamente, ci ha lasciato esterrefatti; difatti sarebbe stato logico se l’Amministrazione, oltre ad incontrarci, avesse revocato i PII con un forte atto di coerenza. 

    Immagine estratta dal progetto depositato presso il Comune
    Il Sindaco Rosa Leso ha risposto che si preferisce non revocare gli atti della passata amministrazione, per evitare il pericolo del possibile pagamento della penale, qualora i privati facessero ricorso. 
    La legge, però, riconosce ad un'ammnistrazione il diritto di revocare un atto amministrativo nel caso in cui riveda la propria valutazione dell'interesse pubblico, ed è per questo motivo che il concetto "penale" risulta erroneo ed ingannevole.  
    Il dovere del Comune si limita all'indennizzo dei privati (legge 241, art. 21 quinquies e successive modifiche), che NON consiste nel risarcimento del danno, La giurisprudenza, inoltre, ritiene che l'indennizzo si limiti al “danno emergente”, e non al “lucro cessante”, ovvero al guadagno totale previsto dall'operazione immobiliare. Elemento confermato anche dal Consiglio di Stato ed altre sentenze dei tribunali amministrativi.
    Al di là della revoca, è giusto ricordare che ci sono altri strumenti che la legge riconosce ad una amministrazione comunale, come la possibilità di annullamento in caso di autotutela, che non la esporrebbe nemmeno all'obbligo dell'indennizzo. In questo caso basterebbe la presenza di vizi formali o elementi di inadempienza. Sempre in virtù del diritto di autotutela c'è la possibilità di prorogare un provvedimento, e sarebbe utile dal momento che si attende l'esito del ricorso al TAR. Il problema di un possibile risarcimento è stato presente fin dal principio, anche al Partito Democratico; quando si è promosso il referendum comunale, e si sono raccolte le firme, il consiglio comunale aveva già approvato definitivamente i PII Tassere e Grezze (2 novembre 2012), e le convenzioni erano già state stipulate (mese successivo). Si era perfettamente a conoscenza della situazione, anzi tutto ciò non ha impedito al PD di opporsi, e di chiedere un passo indietro su tali progetti, oltre che partecipare attivamente a tutte le iniziative contrarie ai PII. 
    Viene da pensare, dunque, che si siano spese tante forze e parole solo per campagna elettorale, e adesso che si è diventati amministratori, si abbia ipocritamente scoperto l'utilità di questi oneri di urbanizzazione. 
                                                       
    Alessandro Scattolo




  • Desenzano in Movimento è lieto di annunciarvi la seconda edizione del DIM live, un evento che vuole essere un vettore grazie al quale creare spazi di aggregazione per sviluppare uno stimolante confronto sociale, culturale e artistico e di promozione musicale per le band emergenti.

    Già dal pomeriggio saranno presenti con gazebo il "Comitato Contro Green Hill " e il "Coordinamento NO TAV delle Colline Moreniche", presso i quali si potrà avere materiale informativo e aggiornarsi sulle future iniziative.

    Programma :
    - Ore 15.00 : apertura spazio, inizio organizzazione/prove musicali

    - Ore 17.00 apertura della Mostra "anti-cementificazione" a cura di Robert O'Donnell

    - Ore 21.00 inizio esibizione Musicale :

    • Altre Lune
    • Reserved for Bored Boyfriends (Indie Rock)
    • Le mosche (Post rock)
    • Pois Noirs ( Alternative/Indie/ Rock)

    Durante l'esibizione artistica verrà svolto uno spettacolo di GIOCOLERIA.

    OVVIAMENTE NON MANCHERA' LA BIRRA!!!!


  • In seguito al risultato elettorale che ha visto conquistare da parte della coalizione di Annamaria Damiano il 7% dei voti, per un risultato che si poteva auspicare migliore, nonostante l’impegno delle singole forze politiche e la qualità del programma elettorale, il gruppo “Desenzano in Movimento” si complimenta per il risultato ottenuto dal candidato sindaco Rosa Leso.Fermo restando che fino ad oggi al nostro gruppo non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale da parte del Partito Democratico per la seconda fase del ballottaggio, “Desenzano in Movimento” auspica in futuro ad un maggiore dialogo tra le forze politiche di centro-sinistra, che questa fase elettorale ha sostanzialmente interrotto, aprendo alla possibilità di un eventuale incontro e di una collaborazione futura, che chiarisca gli obiettivi e le tematiche comuni.Riconosciamo, però, che allo stato attuale delle cose, in virtù di quelle posizioni che ci trovano divergenti dal Partito Democratico, quali la necessità di attuare un Piano di Governo del Territorio a consumo zero, la netta contrarietà all’intero progetto TAV, in particolare per gli effetti tremendi che avrà sul nostro territorio, oltre all’assenza di chiarezza di su tematiche come quelle dei diritti civili (ad es. registro comunale per il Testamento Biologico), noi di Desenzano in Movimento ci troviamo nella posizione di escludere qualsiasi accordo politico e forma di apparentamento. Rimane l’auspicio che la città di Desenzano scelga un’amministrazione con una forte sensibilità per la tutela del territorio, e che sia espressione di una reale discontinuità rispetto all’amministrazione uscente.(11/05/2012) 
  • Un titolo altisonante, forse troppo per un blog come questo.
    Eppure è quello al quale abbiamo potuto assistere durante l' inaugurazione del nuovo sportello IAT (Informazioni e Accoglienza Turistica) tenutosi il 3 maggio 2012 a Palazzo Todeschini a  Desenzano del Garda a 3 giorni dalle elezioni amministrative.
    A qualcuno può venire spontaneo chiedersi cosa c'entra una semplice e banale inaugurazione di un servizio provinciale con le imminenti elezioni; ebbene c'entra perchè numerosi nostri attuali politicanti ricandidati per le prossime elezioni hanno presenziato all' inaugurazione pagata della regione che casualmente ha deciso di inaugurarlo in prossimità delle elezioni dopo una insensata e molto opinabile chiusura pasquale. Un bel trampolino di lancio dato che erano presenti giornalisti, assessori provinciali, televisioni e numerosi commercianti e albergatori desenzanesi.
    Partecipare a un inaugurazione non è un abuso di potere, la rappresentanza politica in eventi come questi è quasi un obbligo, una necessità.
    Allora perchè il titolo di questo blog è cosi' duro nei confronti della politica desenzanese?
    Semplice, c'è una legge che VIETA, nei 30 giorni antecedenti alle elezioni,ai consiglieri e agli assessori uscenti di presenziare a qualsiasi tipo di iniziativa di carattere pubblico,come cerimonie e inaugurazioni,per evitare che questi possano farsi campagna elettorale gratuita a spese dei contribuenti.
    E invece? Numerosi assessori e consiglieri comunali RICANDIDATI,nelle liste di PDL e Comune Amico,per le imminenti elezioni era li', a farsi campagna elettorale, ai spese dei contribuenti che non erano neanche stati informati dell' inaugurazione del nuovo IAT da 60.000 euro perchè gli inviti sono stati distribuiti personalmente ai pochi interessati e agli addetti ai lavori.
    E' stato uno scambio di battute tra me e un'altro consigliere comunale e provinciale( che aveva tutto il diritto a presenziare in quanto consigliere provinciale) a confermare la legge trasgressione della legge, il consigliere in questione ha affermato che numerosi suoi colleghi NON avevano il diritto di presenziare all' inaugurazione.
    L' onestà e la trasparenza di una persona si vede anche in questi piccoli momenti; speriamo che il cittadino se ne ricordi il 6-7 maggio in cabina elettorale


    PS: il nome dei candidati consiglieri e assessori con relative foto sono stati omessi dal blog per non strumentalizzare la nostra denuncia nei confronti dell'amministrazione uscente.

    Alberto Stefanelli

  • Andromeda, una dei battelli della Navigarda
    La Gestione Governativa Laghi, di cui fa parte Navigarda, è un ente governativo finalizzato, per legge dello Stato, alla gestione della navigazione pubblica di linea sul lago di Garda.
    La Navigarda nel 2011 ha trasportato ben 2,3 milioni di persone, ma ora il servizio è a rischio. La direzione d'esercizio deve infatti ora fare i conti con pesanti tagli inflitti alla gestione governativa della navigazione pubblica sui laghi di Como, lago di Garda e lago Maggiore.
    Nonostante l’importanza del trasporto pubblico lacuale, il governo con la legge finanziaria del 2009 ha diminuito le risorse necessarie per coprire i costi di gestione, che negli ultimi anni si sono assestate sui 26 milioni di euro.
    A causa della legge di stabilità del 2011 del governo Berlusconi, che ha stabilito un dimezzamento dei finanziamenti (50%, pari a 13 milioni di euro) l’azienda si è trovata nel 2012 a tentare di riorganizzarsi per affrontare le rilevanti difficoltà e garantire il migliore servizio possibile con le poche risorse disponibili.
    Con il nuovo orario primaverile, infatti, possiamo osservare fin da subito le restrizioni rispetto all’anno scorso. Le corse sono state ridotte addirittura del 20% e da 5.495 diminuiscono a 4.375, con la soppressione della linea traghetto tra Limone-Malcesine.
    Sono 40 i lavoratori stagionali che rischiano di stare a casa, e non si parla di ragazzi che fanno la stagione, ma di persone con una certa professionalità e grande esperienza.
    A peggiorare la situazione si è aggiunta l’abrogazione dell’esenzione dal pagamento dell’IVA, che obbliga Navigarda a pagare allo Stato l’imposta per l’acquisto del carburante e dei materiali di consumo della flotta, situazione del tutto contraddittoria e paradossale dal momento che l’azienda è di proprietà del Ministero dei Trasporti.
    La possibilità concessa negli ultimi anni di utilizzare gli avanzi di gestione degli anni precedenti non è sufficiente per affrontare le spese necessarie all’erogazione del servizio.
    Purtroppo un simile intervento non è stato attuato per mancato accordo tra le regioni, nonostante fosse stato predisposto già nel 1997 con decreto legislativo ed i fondi sono andati persi.
    La soluzione non è stata concretizzata, mentre risulta ovvia l’importanza del trasporto pubblico lacuale, non solo per il settore turistico, ma anche per la mobilità sostenibile (tanti passeggeri significa molte meno automobili in circolazione nelle già trafficate strade gardesane).
    Le amministrazioni locali, però, sembrano ignorare completamente il problema e nonostante i comunicati stampa emanati da Navigarda e gli orari del servizio già pubblicati, non si è ancora potuto leggere una presa di posizione pubblica da parte dei sindaci del Basso-Garda che forse non si sono ancora resi conto delle pesanti conseguenze per i cittadini e per tutti gli operatori economici del lago (albergatori, ristoratori, commercianti, ecc…).
    Sono i comuni, difatti, i primi a soffrire di una carenza del servizio per il quale non mettono neanche un soldo, ed è per tale che motivo che prima di tutto devono essere loro a muoversi sul piano politico e protestare con il Governo e con il Ministro Passera affinché le esigenze del territorio vengano ascoltate.
    Il problema sollevato dall’azienda, oltre a non dovere essere sottovalutato, deve essere affrontato con urgenza prima che si verifichino ulteriori riduzioni dei servizi per l’orario estivo.
    Una soluzione stabile richiede tempo, visto che per risolvere il problema è necessario muovere meccanismi e aprire tavoli di lavoro che coinvolgano territori e competenze diverse e, nel frattempo, è necessario comunque ripristinare le risorse per garantire un adeguato servizio pubblico senza pesanti tagli.
    Per ora dal punto di vista degli amministratori locali tutto tace, mentre il tempo passa e una nuova stagione turistica è alle porte.


    Comunicato Stampa di Alessandro Scattolo tratto dal n°18 del Corriere del Garda
  • Il comune di Desenzano limita fortemente le norme in merito alla propaganda elettorale per le prossime amministrative; gazeboo e banchetti non dovranno presentare nessun tipo di manifesto,raffigurazione , fotografia, simbolo, dicitura o colore che direttamente o indirettamente richiami formazioni politiche o candidati. Negata anche la possibilità di indossare magliette riportanti colori o simboli che richiamano candidati e forze politiche ( come è stato fatto recentemente a Milano, Napoli e Genova).
    Le modalità di svolgimento della campagna elettorale sono state chiarite in un incontro presieduto dalla Responsabile della segreteria generale la Dottoressa Liliana Bugna e dal Comandante della Polizia Municipale dott. Carlalberto Presicci con i rappresentanti delle forze politiche che concorrono alle prossime amministrative.

    I problemi legati alla propaganda elettorale nasce da un' interpretazione (probabilmente) errata della Legge 4 aprile 1956, n. 212. Il 14 marzo 2006 la Direzione centrale servizi elettorali del  Ministero degli Interni, in relazione alle elezioni politiche di domenica 9 e lunedì 10 aprile 2006, rilascia un decreto interpretativo (n. 41/2006):
    Come è noto, l'art. 6, comma 1, primo periodo, della legge 4 aprile 1956 n. 212, così come modificato dall'art. 4 della legge 24 aprile 1975 n. 130, vieta dal trentesimo giorno precedente la data fissata per le elezioni (e cioè dal 10 marzo 2006) ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti.
    Pertanto, si ritiene che possa essere consentita l'utilizzazione delle suddette strutture a fini elettorali solo a determinate condizioni:
    a) tali strutture non devono presentare raffigurazioni, fotografie, simboli, diciture o colori che direttamente o
    indirettamente richiamino formazioni politiche o candidati;
    b) all'interno e all'esterno di tali strutture non devono essere esposte bandiere o affissi drappi, striscioni, manifesti e quant'altro sia riconducibile a forme di propaganda elettorale a carattere fisso, in violazione degli articoli 6, primo comma e 8, terzo comma, della legge n. 212/195 e successive modificazioni.
    L' interpretazione dell' Art 6 della Legge 4 aprile 1956 , n 212 potrebbe risultare tendenziosa a causa di una mancata specificazione del significato attribuito al termine "fisso"; l' interpretazione n. 41/2006 è decisamente restrittiva e con il termine "fisso" identifica oggetti che non sono in movimento.

    Dal trentesimo giorno prece dente la data fissata per le elezioni è vietata ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti.
    Da semplice cittadino deduco che la legge 4 aprile 1956 , n 212 con il termine fisso, si riferisce a oggetti immobili che perdurano in un lasso di tempo decisamente lungo come appunto le insegne dei partiti  e non sicuramente un gazebo o una bacheca che possono essere esposti solo nel tempo concesso dall'occupazione di suolo pubblico (max 6 ore).
    La mia interpretazione è rafforzata dalla normativa che regola l' esposizione delle cosi' dette vele , ovvero veicoli allestiti per la propaganda elettorale o a scopi commerciali, che possono sostare fino a 48 ore prima di venire sanzionati.
    Inoltre l'interpretazione che ci viene fornita dal Ministero dell' Interno risulta essere smentita da un' interpretazione recentissima del Friuli Venezia Giulia:

    Schermata estratta dal portale del sito del Friuli atto a regolare le amministrative 2012

    Per ovviare al problema il comune ha proposto un gentleman agreement tra le forze politiche dove sia il comune sia le varie fazioni politiche, non rispettando l' interpretazione della legge del Ministero degli Interni , "promettevano di chiudere un occhio" e di permettere l' esposizione di manifesti o immagini riportanti i simboli identificativi.
    Tralasciando l' assurdità e la scorrettezza , che in un luogo istituzionale in presenza di funzionari comunali e dell' arma vengano prese decisioni contrarie alle disposizioni di leggi e quindi illegali , è stato fatto notare,da un partecipante all' incontro,che un qualsiasi cittadino può impugnare la disposizione di legge  contro un gruppo politico che espone manifesti anche se vige questo accordo informale.

    L' impossibilità di esporre manifesti,simboli e colori ma esclusivamente delle bandiere riportanti il simbolo dei gruppi politici risulta decisamente poco democratica e crea non pochi problemi alle numerose civiche che si sono presentate  che , a differenze dei partiti veri e propri, spesso non dispongono dei mezzi tecnici ed economici per l' acquisto di bandiere riportanti il loro simbolo.
    La possibilità che la già confusa campagna elettorale desenzanese diventi ancora più anonima è reale!


    Alberto Stefanelli

  • A meno di un mese dalla fine del mandato elettorale della giunta Anelli la provincia ha deciso di stanziare ben € 60.000 per un rinnovamento dello IAT (Ufficio di Informazione turistica).
    Desenzano deve molto al turismo, quindi è necessaria una maggiore efficienza informatica ed un valido servizio di connettività WI-FI per rendere lo IAT un ufficio funzionale e in grado di soddisfare le esigenze di un polo turistico come quello desenzanese.
    Lo IAT desenzanese è stato spesso al centro di critiche causate da una cattiva gestione oraria dei dipendenti; infatti da anni assistiamo allo spettacolo indecoroso di turisti sbigottiti davanti all’Ufficio chiuso in gran parte della giornata e della settimana.
    Quella della provincia risulta essere una scelta opinabile e ambigua: come si può investire 60.000 euro in rifacimenti inutili senza valutare un aumento dell' orario di apertura dell' ufficio e senza predisporre un monitor di servizio esterno ,utilizzabile anche durante le ore serali e notturne, per fornire informazioni turistiche?
    L' inizio dei lavori di rinnovamento nel periodo pre pasquale, che sono stati giustificati dall' Assessore con la necessità di rispettare i tempi per i bandi di gara, interesseranno tutto il periodo festivo, costringendo lo IAT a rimodulare e ridimensionare la sua attività di informazione turistica.
    Quale operatore con un minimo di esperienza nel campo turistico deciderebbe di compromettere il pieno funzionamento di un ufficio di informazioni proprio in un periodo come quello pasquale?
    E' una strategia chiaramente discutibile.
    Speriamo che le scelte della provincia e l' inaugurazione del nuovo IAT ,di cui la Sig.ra Razzi e il Sig. Beda si faranno promotori, non siano dettate da scelte palesemente elettoralistiche, atte solo a mettersi in mostra in vista delle future elezioni.

    Versione integrale del Comunicato stampa pubblicato sul Bresciaoggi in  data 11/04/12

    Alberto Stefanelli




  • La Portamb, nota azienda bresciana che si occupa dello smaltimento di rifiuti speciali e non, ha presentato una rimodulazione di un progetto con proposta di delocalizzazione rispetto a Loc. Cascina San Valentino,per un impianto operante nel trattamento di rifiuti, presso la ex cava Florio/Felce a Ciliverghe (Comune di Mazzano)

    Fotografia satellitare con indicata la zona designata alla costruzione del nuovo impianto
    La regione ha avvito una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che sembrerebbe riferirsi a un progetto per il solo trattamento di rifiuti non pericolosi in disaccordo con quanto viene dette nella relazione tecnica d'impatto redatta dalla stessa Portamb. La possibilità che un impianto di 130.000 mq venga costruito in una zona già altamente compromessa da innumerevoli aziende che operano nello smaltimento di rifiuti, nella produzione di materiali edili o nel settore metallurgico, risulta traumatico. 
    Alta densità di strutture potenzialmente inquinanti nel raggio di 2 e 5 km
    Grazie ai dati presenti nella sezione dedicata al progetto presente sul sito del Comune di Mazzano possiamo approfondire in maniera molto dettagliata quali sono le ripercussioni che una struttura di tali dimensioni avrebbe sul territorio comunale di Mazzano e zone limitrofe. 
    Il numero esorbitante di documenti consultabili può risultare dispersivo e disinvogliare qualcuno nell' approfondire la questione; di seguito ho cercato di riassumere, nel modo più semplice e conciso possibile, la situazione attuale.

    Il progetto presentato prevede la costruzione di un impianto in grado di gestire 300.000 ton/annue di rifiuti non pericolosi derivanti da scarti inerti di materiali edili e metallurgici e 300.000 ton/annue di rifiuti cosi' detti "speciali" classificati con un alto indice di pericolosità e di tossicità.
    L' impianto sorgerebbe in una zona che viene identificata dal PGT come "E1 agricola produttiva" + "Aree non soggette a trasformazione urbanistica " a solo 500 metri dalla prima abitazione e a 1.5km dal centro abitato di Ciliverghe risultante essere un area ad densità abitativa discretamente alta.
    La necessità di salvaguardare le zone di produzione agricola e di fermare l' abuso e lo sfruttamento del territorio che ha caratterizzato la regione Lombardia e in particolare la provincia di Brescia(che risulta essere una delle province maggiormente cementificate) in questi ultimi 25 anni deve essere una priorità non trascurabile.

    Distanza del complesso e classificazione area tratta dalla relazione tecnica dell' azienda Econord  Ambiente SRL
    Il trattamento dei rifiuti prevede lo stoccaggio, il recupero e la produzione di nuovi prodotti; i processi e i sotto processi di lavorazione prevedono trattamenti atti alla stabilizzazione chimico fisica effettuata con materiali potenzialmente pericolosi e dall' alto costo energetico che contribuirebbero alla produzione, su scala locale e globale, di PM10 e inquinamento atmosferico.
    Uno dei processi produttivi della futura Portamb
    Grazie alle rilevazioni ambientali effettuate, emerge una situazione drammatica con un alto tasso di inquinamento dovuto non solo alle conosciutissime PM10,ma anche a composti chimici meno conosciuti, ma non per questo meno dannosi, come NO2( l' NO2 ha rilevanza tossicologica: provoca irritazione della porzione distale dell'apparato respiratorio,con conseguente alterazione delle funzioni polmonari,bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare) e COV (composti organici volatili) 

    L'alta percentuale di PM10 presenti nell' aria sarebbe aggravata ulteriormente sia a causa del traffico veicolare indotto sia per le attività di produzione e lavorazione vere e proprie 
    I dati presenti nella relazione tecnica in nostro possesso , forniti dalla Econord Ambiente Srl incaricata dalla stessa Portamb,risultano essere esclusivamente delle previsioni che potrebbero rilevarsi sottostimate. I recettori di rilevazione delle PM10 e delle altre sostanze inquinanti sono posti entro un raggio massimo di 5km dalla zona designata per la costruzione dell' impianto e non ci permettono di capire quale sarebbe il reale impatto che lo stabilimento potrebbe avere su una porzione geografica relativamente ampia. 
       
    Le criticità ambientali che deriverebbero dalla costruzione dell' impianto non riguarderebbero solo l' inquinamento atmosferico ma anche quello acustico e idrogeologico.
    L' impianto prevede una cava profonda 22 metri che potrebbe compromettere,in modo irreversibile,falde acquifere sottostanti come emerge dal seguente grafico tratto dalla relazione tecnica del Ing. Giuseppe Magro redatta nel Febbraio 2012:

    Potenziale rischio di inquinamento della falde acquifere sottostanti
    Dalla stessa relazione tecnica emerge che le valutazioni di rischio di inquinamento ambientale siano state fortemente sottostimate sopratutto per quello che concerne i rischi sanitari e ambientali dovuti alla varietà e disomogeneità delle sostanze coinvolte nei processi produttivi.
    Risultati analoghi si riscontrano anche nella relazione tecnica effettuata per conto della Portamb dall' azienda Indam che ha per oggetto la qualità dell' aria e gli agenti chimici e nella quale vengono analizzati una gran quantità di sostanze come Metalli pesanti (Pb, As, Cd, Ni), PM10,IPA,Ossidi di Azoto e BTEX.
    Di seguito riporto le tabelle più interessanti tralasciandone numerose altre di scarsa rilevanza presenti nella relazione della quale consiglio una lettura parziale.

    Solo 15km ci separano dalla zona designata per la costruzione del nuovo impianto di smaltimento e stoccaggio di rifiuti. Il grave impatto ambientale che lo stabilimento in questione produrrebbe riguarda anche la città di Desenzano e il suo territorio che sarebbe inevitabilmente coinvolto in un ulteriore stress ecologico di discreta rilevanza ambientale.Impianti per il trattamento di rifiuti pericolosi con una capacità produttiva molto elevata,come quello voluto dalla Portamb,andrebbero ubicati in zone che presentano una bassa densità abitativa il più lontano possibile da attività umane per ridurre al minimo i rischi di carattere sanitario.
    Apprendiamo da un recente articolo del Corriere che la Portamb non sembra essere un' azienda molto trasparente, condizione assolutamente necessaria per aziende che lavorano nel campo dello smaltimento di rifiuti pericolosi e nocivi, tanto che il nome dell'azienda viene fatto da un indagato del caso-Nicoli. Nella recente inchiesta sullo smaltimento di scorie lungo la Brebemi Walter Rocca (indagato, responsabile dell'impianto trattamento rifiuti di Calcinate) al telefono spiega come «il materiale per il quale era giunta la lamentela da Brebemi fosse di provenienza della Portamb di Mazzano»

    I cittadini si sono mossi per dar vita un Comitato promotore NO Portamb che grazie all' appoggio del comune e di una buona fetta della popolazione della zona ha iniziato a raccogliere firme per la "Petizione NO Portamb" con l' intento di sensibilizzare l' opinione pubblica e di dare visibilità alla drammatica situazione ambientale che interessa gran parte della zona di Brescia est.
    Se anche tu vuoi firmare la petizione di iniziativa popolare puoi contattare lo stesso DIM o rivolgerti al Comitato NO Protamb.
    Di seguito troviamo un interessantissima intervista realizzata da DIM a un portavoce del Comitato che ci spiega cos'è il "No Protamb" e dove e come aiutarli con la raccolta firme:




    Alberto Stefanelli